Recentemente abbiamo analizzato come circa 2,5 milioni di italiani, equivalente al 3,8% della popolazione, si siano trovati costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie a causa delle lunghe liste d’attesa del Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.), portando a un aumento delle spese personali che ammonta a 40 miliardi di euro all’anno.

Tuttavia, uno dei dati sorprendenti è che il tempo d’attesa per una visita, che potrebbe richiedere mesi o persino un anno, si riduce notevolmente se si sceglie di effettuare la stessa prestazione in forma privata, tramite il fenomeno delle prestazioni in “intramoenia”. Queste sono prestazioni sanitarie offerte dallo stesso medico, nella stessa struttura ospedaliera, al di fuori dell’orario di lavoro regolare e a pagamento diretto, senza coinvolgere il S.S.N.

Tuttavia, è importante notare che questa pratica, sebbene legittima, dovrebbe rimanere accessoria rispetto all’attività principale del medico e non superare numericamente le prestazioni garantite dal S.S.N. Purtroppo, non sempre questa regola è rispettata, come dimostrano numerosi casi in Campania, in cui le prestazioni sanitarie offerte nell’ambito del servizio pubblico sono risultate nettamente inferiori a quelle effettuate in “intramoenia”. La trasparenza e la regolamentazione sono fondamentali per garantire l’equità e la qualità nell’accesso alle cure sanitarie.

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